Differenze tra la prima e la seconda gravidanza

Seconda gravidanza CT

Enea, Eva (in pancia) ed io, pochi giorni prima del parto (Credits: Claudia Melchiorri)

Come molti di voi già sapranno, venti giorni fa, tre anni dopo Enea, è nata Eva. Nel corso di questa seconda gravidanza ho iniziato a mettere in fila le differenze che sperimentavo rispetto alla prima. Tante, alcune sostanziali. Ma se dovessi dire quale sia stata la migliore, beh questo non sono in grado di farlo.
Nella prima ci sono la magia e i dubbi della novità, nella seconda la serenità e le preoccupazioni della consapevolezza.
Quello che è certo è che sia Enea che Eva mi hanno aperto le porte ad un mondo meraviglioso quanto difficile, ma pur sempre unico.
Ma torniamo alle differenze, ecco quelle che ho vissuto io:

Da ‘stato di grazia’ a ‘stato e basta’

Quando sei alla prima gravidanza ti senti avvolta da un’aura magica, stai crescendo una creatura nel tuo grembo, donna portatrice di vita, e intorno tutti ti trattano con mille attenzioni, e tu stessa ti tratti meglio e ti coccoli di più. Il tuo bambino è un pensiero sempre presente e ti chiedi continuamente se quello che stai facendo è per il suo bene o gli possa nuocere. Niente pesi e la pancia è una sfera sacra da cui ogni cosa deve stare a debita distanza. Con la seconda gravidanza mi sono presa in braccio a ripetizione i 16 kg di Enea, che non ha lesinato calci e colpi vari a quella pancia per lui ‘incomprensibile’, almeno all’inizio, e intorno le attenzioni e i “non stancarti, sei incinta, ci penso io” erano decisamente di meno.

Per non parlare dei reportage fotografici. Con Enea una foto a settimana, ad immortalare la pancia di fianco e davanti, poi raccolte in un album insieme alle ecografie (e devo ammettere che l’album risulta abbastanza trash, ecco). Con Eva è tanto se mi ricordavo di farle una volta al mese, spesso ogni due. Per non parlare delle app sulla gravidanza, prima erano la Bibbia, andavo in anticipo di settimane a leggere cosa sarebbe accaduto nella mia pancia, come cresceva Enea. Con Eva devo dire grazie alle app per ricordarmi in quale settimana di gestazione fossi, che tra famiglia, casa, lavoro e impegni vari il tempo passava veloce senza quasi accorgermene. Perché sì, con Enea la gravidanza è sembrata infinita, con Eva sono passata dal test di gravidanza alla sala parto in quello che è sembrato un attimo.

Quanto al mangiare, prima assolutamente alla larga da verdure crude, carne cruda, uova crude, formaggi non pastorizzati o erborinati. Con la seconda, fatta salva la carne cruda e gli erborinati, ammetto che le verdure crude, lavate bene (ma anche no), me le sono mangiate eccome, e i formaggi, se non avevano l’etichetta…occhio non vede cuore non duole, poi le uova…dopo aver mangiato cofane di tiramisù congelato ho scoperto che il congelamento non uccide la salmonella…ho provato allora a farlo con le uova pastorizzate e la crema è impazzita…confesso che alla fine me lo mangiavo fresco e basta. (e se devo essere sincera fino in fondo, a due settimane dalla data presunta del parto qualche salume me lo sono concesso).
Detto questo, lungi da me suggerirvi di mangiare quello che è sconsigliato mangiare. Io, da buona razionale, ho fatto un calcolo veloce della probabilità che contraessi qualche malattia che in quasi 38 anni, e mangiando di tutto e dovunque, non avevo mai contratto. Devo dire che il calcolo della probabilità l’ho fatto molto ‘a sensazione‘, visto che in statistica ho sempre fatto abbastanza schifo (al liceo facevo i salti mortali per esserci ad ogni compito in classe e interrogazione di matematica, in modo da non sentirmi in colpa quando, scientemente, saltavo quelli di statistica).

In conclusione, con la seconda gravidanza quel pensiero prima sempre presente nella testa diventa qualcosa che ogni tanto ti sorprende e viene a ricordarti che “Sì, sei in dolce attesa”“Ah, cacchio, è vero!”.

Da wonderwoman a pappamole

Durante la prima gravidanza ero iperattiva, andavo a camminare per un’ora ogni giorno, a yoga due sere a settimana, abbiamo imbiancato e rifatto il bagno, gli infissi, il camino e la cucina. Tutto questo lavorando fino al mese prima del parto (rivelatisi poi 15 giorni visto che Enea è nato due settimane prima, un trauma, onestamente). Oltre a questo, ho continuato con la mia vita frenetica e piena di impegni, come piace a me.

Con la seconda gravidanza…col kaiser! Il tempo per l’attività fisica si è ridotto sensibilmente, limitando lo yoga a una volta a settimana e dicendo “ciao ciao” alle camminate. I lavori di adeguamento sismico di casa sono stati rimandati a data da destinarsi e tutto quello che prima avevo gestito con improvvisazione e rimandato al post parto, è stato meticolosamente organizzato e anticipato.
Anche al lavoro ho preso la maternità al settimo mese perché facevo veramente fatica a gestire tutto e ad organizzarmi per il dopo, considerando pure che c’era Enea, in più, di cui prendermi cura. E soprattutto, volevo riposarmi. Dormire. Respirare. Rilassarmi. Ma soprattutto prepararmi psicologicamente (e logisticamente) alla nascita di Eva, cosa che con Enea non ero assolutamente riuscita a fare, con tutte le conseguenze del caso.

Altra cosa che ho notato di diverso è che mentre con Enea ero più tranquilla, forse inconsapevole, con Eva ero più in ansia, per la sua salute, per eventuali malattie (cromosomiche o genetiche) o per le complicazioni che potevano esserci prima o durante il parto. Per questo motivi ci siamo affidati al DNA fetale per identificare eventuali problemi cromosomici, invece che ‘fidarci’ del Bi-test come nella prima gravidanza. Questa volta volevamo essere sicuri e non affidarci alla probabilità.
Quanto al parto, per la seconda volta abbiamo scelto l’ospedale di Fabriano, perché in un momento tanto delicato, sentirsi a casa è un dono prezioso, e a Fabriano questo è ancora possibile.

Dal ‘tutto’ al ‘contrario di tutto’

Se il buongiorno si vede dal mattino, già dal test di gravidanza si poteva immaginare che la seconda gravidanza sarebbe stata diversa.
Siamo partiti per le ferie in Irlanda che sospettavo essere incinta di Enea, già mille attenzioni da subito, nel dubbio non ho bevuto nemmeno la pinta di Guinness alla fine del tour dell’omonima fabbrica. Dopo 10 giorni avevamo praticamente la certezza che fossi in dolce attesa, così abbiamo comprato un bavaglino e un body con i trifogli simbolo dell’Irlanda, per comunicarlo alla famiglia, e il test di gravidanza lo abbiamo preso all’aeroporto di Dublino, prima del volo di ritorno. A mezzanotte eravamo a casa e abbiamo fatto il test insieme, abbracciandoci e piangendo (io) di gioia di fronte a quelle due righette colorate.
Di Eva devo ammettere che è stato tutto molto più surreale che romantico. Al quarto giorno di ritardo, dopo un evento di lavoro ad Ancona, mi son fatta accompagnare da un’amica a comprare il test in un centro commerciale. Dopodiché sono andata a casa di un mio amico, dove ero invitata a cena. L’idea era di fare il test al ritorno a casa, ma il mio amico era impegnato a cucinare, io ero arrivata in anticipo e così per ingannare l’attesa mi sono infilata nel suo bagno e ho fatto il test. Positivo. Gioia infinita. Esco in terrazza e chiamo Andrea per dargli la notizia, mentre lui era intento a preparare la cena per Enea. Di certo meno romanticismo, ma stessa gioia e tanta più consapevolezza della meraviglia che stava accadendo.(Non vi dico poi le risate quando, qualche mese dopo, ho confessato al mio amico e agli altri invitati a cena cosa fosse successo nel suo bagno.)
Il momento dell’annuncio alla famiglia e agli amici è stato però pensato con la stessa cura della prima volta, anzi di più, avendo preparato io stessa una t-shirt per Enea con la scritta “Sono un fratello maggiore”.

Di Enea ci siamo riservati la sorpresa di sapere il sesso in sala parto. Questo ha comportato la scelta di due nomi da maschio (Enea e Michelangelo) e due da femmina (Ginevra e Viola), il preparare un corredino unisex e solo dopo il parto selezionare e lavare i vestiti da maschietto prestati dal cuginetto Davide (sono una fan del riuso, per cui molte delle cose di Enea e Eva sono di seconda mano). Di Eva invece ho voluto saperlo prima (e avendo fatto il DNA fetale l’ho saputo prestissimo) in modo da preparare tutto in anticipo e vivere più serenamente il post parto. E come potete notare, non abbiamo mantenuto i nomi scelti per un’eventuale bambina della prima gravidanza. “Niente Ginevra o Viola, sarai Eva, ci siamo detti senza alcun dubbio.

Alla prima gravidanza poi sognavo un maschietto, avevo questa (scema) convinzione che di una bambina avrei fatto più fatica ad innamorami, e sono stata accontentata. Con la seconda gravidanza pensavo che una femminuccia sarebbe stata perfetta, per provare entrambe le esperienze, per fare la famosa ‘coppia’, che porta la gente a dirti “Ah beh, ora avete un maschio e una femmina, potete fare che basta”. Perle che i genitori di due maschi o due femmine si perdono, beccandosi però la perla del “Ah beh, adesso dovete fare il terzo per avere la femmina (o il maschio, a seconda del sesso dei primi due figli)“.
Ho voluto sapere il sesso, oltre che per organizzarmi al meglio, anche perché onestamente, avendo il desiderio di una bambina, mi sarebbe dispiaciuto se in sala parto, al grido di “è un maschietto”, la prima sensazione che avessi provato fosse stata “Azz, speravo fosse femmina”.
Ora so che l’amore per un figlio va oltre, oltre il sesso e tutto il resto, ma siccome la testa non si sa mai dove va a parare, mi son voluta proteggere da quell’infausto pensiero che avrebbe sporcato uno dei momenti più intensi della mia vita.

Dalle ‘sorprese’ alle aspettative (spesso disattese)

La gravidanza, si sa, richiede di fare visita al proprio ginecologo con più frequenza, ma mentre di Enea eravamo sempre tutti e due, Andrea e io, a presentarci, di Eva mi è capitato spesso di andare alle ecografie o ai controlli da sola. La prima gravidanza è una novità, ed entrambi i genitori sono curiosi ed emozionati di assistervi. Con la seconda sai già cosa aspettarti e inizi a togliere il superfluo. Un controllo di routine, durante una gravidanza fisiologica e senza problemi, non è più un appuntamento emozionante da non perdere per niente al mondo.

Venendo poi ai disagi della gravidanza, molto di quello che mi aspettavo non è andato come credevo. Le gambe gonfie e i tubetti di proctosedyl associati ad un grande “ciao” alla regolarità intestinale non sono tornati a farmi visita, mentre puntuale si sono ripresentati il mal di schiena, la sciatica e l’acidità di stomaco (per sopravvivere vi consiglio le pastiglie Neo Bianacid di Aboca, con ingredienti naturali). La gioia dei 9 mesi senza mestruazioni, invece, è stata meno intensa, perché avendo iniziato ad usare la coppetta mestruale, ero già libera da quei fastidiosi assorbenti. Purtroppo il post parto mi ha obbligato a riutilizzarli, e abituata bene com’ero, non è affatto gustoso.

Dopo la gravidanza ci sono naturalmente il parto e il post parto, e anche qui, quelli di Enea e quelli di Eva sono stati totalmente diversi. La beata incoscienza della prima gravidanza ha lasciato il posto ad un’ansiogena consapevolezza di quello che mi aspettava, ma se posso azzardare un consiglio, non fatevi fregare da questi pensieri, perché ogni parto è diverso e la vostra prima esperienza potrebbe essere totalmente diversa dalla seconda. Io in questo caso posso dirlo con assoluta certezza: il parto e il post parto di Eva sono stati decisamente meglio dei primi. Se avete un po’ di pazienza, vi racconterò al più presto anche di queste due esperienze.

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